Home » Recensione Girl gang di Ashley Little
girl gang Tutti noi indossiamo una maschera, ci trinceriamo dietro barriere che incutono timore e creano protezione, la forza, la violenza e la prepotenza sono le armi di difesa verso un mondo, o più spesso una società, che con troppa facilità giudica, inquisisce, emargina. Alcuni lo fanno per nascondersi, altri per proteggersi, altri ancora per trovare una “casa”, il proprio posto nel mondo. E questa constatazione diventa ancora più stridente, come unghie affilate che graffiano su una lavagna, se a farlo sono ragazzine, giovanissime donne appena al di là del confine dell’infanzia, che già conoscono, fin troppo bene, la strada, il rifiuto, la droga e la prostituzione, la violenza e le armi. Sono piccole e indifese, la loro unica chance è unirsi, allearsi in un gruppo, una gang, le Black Roses. Un qualcosa che dà un senso di appartenenza, come animali che devono sopravvivere nella giungla in cui si trovano.
Girl Gang della canadese Ashley Little (UnoRosso Parallelo 45, pp. 234) è un romanzo che scorre veloce e impetuoso, come le rapide di un fiume, sia per i contenuti che per la struttura narrativa del testo. Pericoloso, imprevedibile, “instabile”. Leggendolo non si può evitare di chiedersi come sia possibile che delle giovani ragazze, non più bambine ma neppure ancora adolescenti, possano arrivare a decidere di creare una propria piccola organizzazione criminale per affrontare la vita, vivere come giovani e moderne amazzoni solitarie, stringendo patti e alleanze per poter sopravvivere, essere rispettate e amate. E’ triste, riflettendoci, che siano convinte che questo sia l’unico modo per garantirsi un futuro dignitoso.
Sono pagine dure, schiette, quelle di Girl Gang, ma anche reali e taglienti. I personaggi sono dinamici e ben costruiti e la narrazione è caratterizzata dall’alternanza dei loro punti di vista, mettendo quindi in evidenza, e in contrapposizione, atteggiamenti, e insicurezze; scelte e motivazioni.
Scorrevole, interessante, dinamico e originale, perché, nel pensare comune, il termine gang non lo si declina mai, o quasi, al femminile.

Cinzia Ceriani

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