Home » Recensione: L’esercito dei 14 bambini di Emmy Laybourne
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Chiudere un gruppo di ragazzi, adolescenti e bambini delle elementari, senza alcun controllo, se non il proprio buon senso, dentro un supermarket durante un’apocalisse iniziata con una catastrofe naturale e sfociata in una contaminazione chimica di aria e acqua, non è mai una buona idea, almeno nella realtà. All’interno di un romanzo, invece, la scelta è vincente e dà vita ad una storia che si colloca nel mezzo, tra un urban fantasy e un distopico, altalenante e realistica, in grado di toccare punte di elevata suspense, curiosità e calma apparente.
Una volta che si inizia a leggere L’esercito dei 14 bambini (Newton Compton, pp. 320) di Emmy Laybourne, è difficile smettere. Credo che davvero, come dice la breve didascalia in copertina al libro, sia l’erede letterario di Hunger Games.
Il mondo degli adolescenti americani, che noi abbiamo imparato a conoscere grazie a film e telefilm, è ben rappresentato dai protagonisti della vicenda; ogni loro aspetto, ogni loro caratteristica, ogni loro debolezza e punto di forza viene raccontato e sfruttato al meglio ai fini della narrazione. Anche il linguaggio è stilisticamente adatto, semplice, scorrevole e banalmente palese.
Trovo, inoltre, che l’originalità di questo romanzo, più che nella storia in sé, risieda nel fatto che spesso i distopici sono ambientati  in realtà post apocalittiche, o alternative, dove ciò che doveva distruggere il mondo era già accaduto;  in questo caso invece parte tutto dall’inizio. Quindi questi ragazzi, i sopravvissuti, non cercano di ricostruire con un diverso ordine e metodo la società, ma cercano semplicemente di sopravvivere per poter giungere ad un “post apocalisse.” E l’unico mezzo che hanno a disposizione per farlo è un pulmino scolastico, le scorte di un supermarket e loro stessi, affrontando pericoli e piccoli e grandi problemi dettati della loro età.
Emotivamente coinvolgente e assolutamente affascinante, ben si presta ad una trasposizione cinematografica. La speranza, ora, è di non dover attendere molto per leggere il seguito e che, tale seguito, sia degno del magistrale finale di questo primo libro e del proseguo della storia stessa.
Cinzia Ceriani

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