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La mia Ingeborg di Tore Renberg

Prima di scrivere la recensione a questo libro ho dovuto fermarmi, fare una pausa e riflettere. Leggere La mia Ingeborg di Tore Renberg (Fazi, pp. 180) è un’esperienza di lettura fortemente emotiva. È un romanzo duro, spiazzante e intenso che sa come sconquassare l’animo in poche pagine, riesce a toccare corde che forse neppure il lettore sa di avere, è pazzesco. La trama di per sé anche molto “semplice” e resa con uno stile pulito e asciutto, tagliente e affilato come gli inverni scandinavi.

Questo libro è un’altalena impazzita in grado di raggiungere incredibili vette di dolcezza e, subito dopo, come in un tuffo dall’alto di una scogliera a strapiombo sul mare in tempesta, toccare l’opposta, profonda ma altrettanto “alta” vetta di crudeltà. Non si perde in fronzoli, descrizioni, lunghi monologhi interiori, flussi di coscienza, no. Ogni aspetto è ridotto all’osso, all’essenziale, eppure dice tutto, non tralascia nulla. E quel non detto che non viene esplicitato dall’autore ma sottinteso tra le righe, tra le “pieghe” dei personaggi, della loro vita, del loro essere è lampante come il sole. Non riesco a trovare altro modo, se non attraverso l’uso di metafore e similitudini, per parlare di questo romanzo.

Tollak è un uomo distrutto da se stesso, dai suoi segreti, dalle sue scelte, dalle sue azioni. E ne è ben consapevole. È un uomo che aveva probabilmente più di quanto meritasse e che ha perso tutto, trascinando nel baratro la famiglia. Una famiglia-non-famiglia, disgregata da anni, un fantasma, l’ombra di quello che avrebbe potuto essere e che non è stata. Tollak è un uomo che, molto probabilmente per una forma egoistica, cerca di redimersi in un qualche modo, di riconoscere i suoi sbagli, di riconquistare un minimo di ciò che ha gettato al vento. Azzarda anche un blando tentativo di muovere a pietà, ma le sue colpe sono troppo grandi. E il contrasto tra la compassione e il risentimento che questo personaggio riesce a suscitare è il motore dell’intera storia.

Tuttavia, c’è un ma. Tollak, pur non volendolo, si trova in una situazione che per certi versi si potrebbe definire quasi privilegiata perché se da un lato non ha nulla da perdere, dall’altro questa sua stessa condizione, il non aver più nulla da perdere, intendo, sembra metterlo al riparo dal pagare le conseguenze delle sue azioni. Tollak è controverso. È un personaggio aspro, ruvido, che ha compiuto azioni deplorevoli e che convive con i suoi demoni guardandoli apertamente in faccia ogni giorno, eppure non si può né odiarlo né amarlo. È lì, è lui e va solo accettato.

Cinzia Ceriani

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