Home » Le streghe di Manningtree di A.K. Blakemore

La crudezza dei fatti raccontati e l’atmosfera cupa e di perenne paura che si respira in questo libro affiancati da una scrittura ricercata, prosaica e quasi poetica crea un contrasto molto insolito e davvero particolare, che mai mi era capitato di trovare in un libro sulle streghe, ancora di più in un libro storico. La liricità che si contrappone alla brutalità, a quell’horror che non è per nulla inventato ma umano, generato dall’uomo per esorcizzare le proprie paure, per affermare il proprio dominio e il proprio controllo almeno su qualcosa, laddove a causa di importanti eventi storici come la terza guerra civile inglese, che vede contrapporsi inglesi e scozzesi, di controllo non ve n’è più. Morte, sangue, fame e carestia la fanno da padrone e a farne le spese sono le donne. I fatti narrati in Le streghe di Manningtree di K. A. Blackemore(Fazi, pp.336) sono realmente accaduti e storicamente accertati, un po’ come quando nei film horror compare la scritta “ispirato a una storia vera”. E per questo fa ancora più paura. Fa paura il constatare come le persone possano così facilmente lasciarsi andare al male; come dei terribili eventi socio-politici possano accentuare il fanatismo (ieri come oggi), religioso o meno, per dare a qualcuno considerato diverso, strano o “non conforme alla norma” la colpa di ciò che accade. E allora le donne, perché alla fine è sempre colpa loro, vengono accusate di stregoneria, di avere rapporti con il diavolo e lanciare malefici. Costrette a vivere in una costante paura, sempre tenute d’occhio, sempre controllate e rimproverate di “peccare” prima, vengono poi perseguitate, additate, segregate, torturate e uccise. Questo è tutt’altro che un romanzo semplice da affrontare, ha in sé una buona dose di violenza e di scene che non sembrano crude solo perché addolcite dalla scrittura. È un libro che lascia il segno, che fa tremare e ci immerge nell’incubo. L’angoscia è palpabile, l’ansia si respira pagina dopo pagina e in alcuni punti l’adrenalina batte davvero a mille. Ambientazioni orrorifiche e vibrazioni creepy. Il tradimento sempre pronto dietro l’angolo. La morte che irride chi crede di essere nel giusto e abbraccia povere anime derelitte per cui nessuno prova pietà o empatia. D’altro canto, il male fa parte dell’uomo, è nella sua natura e nulla può impedirgli di compierlo. E chi si proclama tra i giusti, chi, fregiandosi di un titolo tanto orribile quanto “benedetto” qual è il termine “inquisitore”, molto spesso è proprio colui che più di chiunque altro agisce nel male e nel male trova il suo compimento. Uno dei più bei romanzi di quest’anno pubblicati da Fazi tra quelli che ho letto. Alla casa editrice i miei complimenti.

Cinzia Ceriani

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