Home » Il violino del pazzo di Selma Lagerlof

Recensione

Leggere la Lagerlof è come trovarsi immersi in una sorta di fiaba della realtà fatta di humor, una vena di grottesco e un pizzico di qualcosa che mi viene da definire “gotico” anche se proprio gotico non è. In special modo in questo suo breve romanzo, finora inedito in Italia (quindi grazie, Iperborea), dove realismo, tematiche sociali e folklore si uniscono e si fondono in modo magistrale, consegnando così al lettore pagine ricche e dense eppure allo stesso tempo leggere e coinvolgenti. La semplicità con cui l’autrice tratta il tema della malattia mentale (all’epoca – il libro è stato pubblicato per la prima volta nel 1899 a Stoccolma – una vera piaga) è il motivo che spinge ad amare questo libro. La Lagerlof ci parla di amore, comprensione e pazienza, di rispetto e altruismo. Si respira magia in questa storia, ma non la magia dei maghi e delle streghe, piuttosto quella delle cose semplici, dell’intesa che scatta tra due anime affini e completamente diverse, delle tradizioni popolari e dell’aiuto reciproco.

Trama

Bello e talentuoso, Gunnar, studente a Uppsala, più di tutto ama la musica. Solo quando suona il suo violino gli pare che la vita abbia senso: gli basta sfiorare le corde con l’archetto perché il tempo si fermi e la musica sgorghi da sola, mentre nella sua estasi trascina con sé chi lo ascolta. È un dono che ha ereditato dal nonno, come l’amato maniero in cui è cresciuto, che lo distoglie dai suoi doveri di studente. Un pomeriggio tra il suo pubblico c’è Ingrid: lei gira con un gruppo di saltimbanchi con il nonno cieco, anche lui violinista. Ingrid suona la chitarra e sa cantare, ma non ama mostrarsi, anche se i suoi sorrisi illuminano chi la guarda. Rimane folgorata da Gunnar, che con sensibilità ha subito colto l’essenza della sua natura, ma non sa che lui, quel giorno, ha sciolto nella sua travolgente esecuzione il dolore di un annuncio: la famiglia è in rovina, solo i suoi guadagni potrebbero risollevarne le sorti. E l’amico che gliel’ha rivelato gli ha sequestrato il violino perché non si distragga. Ma può un artista vivere privato della sua arte? Può cedere la sua anima in cambio di un maniero? Gunnar, così, si perde nella follia. Le vie della musica, però, come quelle dell’amore, sono imperscrutabili, e c’è chi arriva a riconoscere in suoni sconnessi una melodia e in tratti alterati un volto amato, rimasto impresso un lontano pomeriggio nei sogni e nel cuore. Tra saltimbanchi, musiche indiavolate, una sepolta viva e misteriose apparizioni, Selma Lagerlöf intreccia con il suo stile inconfondibile i toni della fiaba alle peripezie del romanzo d’avventura, per parlare di arte e società, di pazzia e normalità, di speranza e disperazione, di amore e di cura.

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