Home » La caduta di Michael Connelly

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Recensione

Prima esperienza con Connelly su consiglio di un’amica appassionata sia del genere che di lui, come autore. Ovviamente è un autore ultra conosciuto, ultra apprezzato, ultra… Be’, io non l’ho trovato così ultra. Se dovessi dare a questo libro degli aggettivi sarebbero carino, piacevole, ben scritto e strutturato, ma non ultra di certo. I due piani narrativi che costituisono la trama sono ben pensati e archittettati, si fondo bene insieme, la lettura è scorrevole e mai noiosa o prolissa. L’abilità dell’autore è indubbia, tuttavia non mi è parso, il romanzo, come nulla di particolare o eclatante. Non mi ha fatto sospirare, il mio livello di adrenalina è rimasto basso e la trama è piuttosto banale. Mi è piaciuto molto lo stile da “telefilm poliziesco”.  Forse non ho puntato sulla sua opera migliore? In ogni caso è una lettura, come dicevo, piacevole, ideale se si vuole qualcosa di leggero e poco impegnativo.

 

 

 

Trama

Una nuova avventura per Harry Bosch, anzi due. Harry sa che nel giro di tre anni dovrà andare in pensione e questo lo rende inquieto, desideroso di concentrarsi al massimo sul lavoro. Il primo caso riguarda un maniaco sessuale di 29 anni il cui dna combacia con quello ritrovato sul cadavere di una ragazza uccisa ventun anni prima, quando lui di anni ne aveva solo 8. Dov’è l’errore? Quella stessa mattina, Bosch e il suo partner vengono convocati dal capo della polizia su una nuova scena del crimine: il figlio di un uomo politico è stato trovato morto sul marciapiede sottostante uno dei più famosi alberghi di Los Angeles, lo Chateau Marmont. Suicidio o omicidio? Nel corso delle indagini Bosch scoprirà che i due casi sono strettamente legati, come la doppia elica del dna, e che, sotto una superficie già di per sé allarmante, si nascondono risvolti impensabili e agghiaccianti.

 

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