Home » L’anno della lepre di Arto Paasilinna

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Recensione

Che dire? E’ il primo libro di Paasilinna che leggo, ma di certo non sarà l’ultimo. Uscito nel 1975, non è una pubblicazione recente, ma l’ho trovata tremendamente attuale. Fra le sue pagine ho trovato molte metafore da analizzare e interpretare, un profondo legame di amore/odio con la natura, a volte aspra del Nord Europa, la voglia di libertà dalle consuetudini sociali e dalle convenzioni ad essa legate. La storia di Vatanem e del suo preregrinare per l’Islanda con l’assidua compagnia di una lepre mi ha insegnato questo: non sempre la civiltà, come la intendiamo noi oggi, ci appartiene. Dovremmo, forse, per ritrovare un po’ noi stessi e la nostra umanità fare un passo indietro, cambiare dimensione e prospettiva nel guardare alle nostre giornate, presenti e future.  Scorrevole, fluido, vagamente ironico. Divorato in appena due giorni.

 

 

 

Trama

Giornalista quarantenne a Helsinki, Vatanen ha raggiunto quel momento dell’esistenza in cui di colpo ci si chiede quel «ma perché» che si è cercato sempre di reprimere, nascondendo a se stessi e agli altri che quel grigiore a cui si è arrivati a furia di rinunciare ai sogni, di accettare compromessi, di rassegnarsi al logoramento delle amicizie, del lavoro, degli amori, quel qualcosa in cui siamo rimasti impigliati e in cui non ci riconosciamo, è in realtà la nostra vita. Una sera, tornando in macchina da un servizio fuori città con un amico fotografo, investe una lepre, che fugge ferita nella campagna. Vatanen scende dall’automobile, la trova, la cura e, sordo ai richiami dell’amico, sparisce con lei nei boschi intorno. Da quel momento inizia il racconto delle svariate, stravaganti, spesso esilaranti peripezie di Vatanen, trasformato in un vagabondo che parte all’avventura, on the road, un wanderer senza fretta e senza meta attraverso la società e la natura, in mezzo alle selvagge foreste del Nord e alle imprevedibili reti della burocrazia, sempre accompagnato dalla sua lepre come irrinunciabile talismano. E la sua divertente e paradossale fuga dal passato diventa un viaggio iniziatico verso la libertà, la scoperta che la vita può essere reinventata ogni momento e che, se la felicità è per natura anarchica e sovversiva, si può anche provare ad avere il coraggio di inseguirla. Un libro-culto nei paesi nordici che ha creato un genere nuovo: il romanzo umoristico-ecologico.

 

 

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