Home » La sarta di Dachau di Mary Chamberlain

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Recensione

Caso editoriale scoppiato in Inghilterra a fine 2014, ancora prima dell’uscita, con aste agguerrite in tutto il mondo per aggiudicarsene i diritti, finalmente a gennaio 2016 La sarta di Dachau ( ed. Garzanti, pag. 320 ) è arrivato nelle librerie italiane.
L’autrice Mary Chamberlain è professoressa di storia a Oxford. Leggendo un saggio sulla seconda guerra mondiale ha scoperto il mistero del vestito da sposa di Eva Braun, l’amante di Hitler, disegnato da una sarta sconosciuta. La sua fantasia ha così dato vita alla storia di Ada Vaughan, una ragazza londinese con il grandissimo e ambizioso sogno di diventare stilista. Ada è giovane, bella, un po’ vanitosa, ha da poco cominciato a lavorare presso una sartoria in Rover Street, supportata da un talento fatto di manualità, inventiva e grazia. La vita sembra sorriderle insomma, finché non si innamora. Un amore tanto ingenuo quanto sbagliato, che sarà causa di tantissime traversie e disgrazie, tra cui la deportazione a Dachau. La protagonista si aggrappa con tutta la forza della disperazione ai brandelli di vita e di stoffa che le rimangono, per non perdere se stessa e il suo sogno, che viene gravemente minato quando, dopo la liberazione, dovrà affrontare un processo…
La sarta di Dachau è una storia toccante, fatta di orrore e speranza, ambientata in uno dei momenti più bui della storia del Novecento, ricostruito in modo sapiente dalla prof – scrittrice.
Se da un lato si deve riconoscere alla Chamberlain l’ulteriore merito di essere riuscita a condensare la potenza e la bellezza del personaggio nella fede incrollabile che ripone nel desiderio di diventare modiste, senza arrendersi mai, accettando quasi a cuor leggero anche gravi compromessi di ordine morale, dall’altro si ha l’impressione spesso di trovarsi davanti a una donna poco credibile, “campata per aria”, estranea al mondo reale perché totalmente immersa nel suo, fantastico, così disposta a rincorrere il Sogno da anteporlo a se stessa, sacrificandogli la propria dignità di donna. Una fedeltà opinabile, che Ada ha pagato a caro prezzo.

Lara Massignan

Trama

Londra, 1939. Ada Vaughan non ha ancora compiuto diciotto anni quando capisce che basta un sogno per disegnare il proprio destino. E il suo è quello di diventare una sarta famosa, aprire una casa di moda, realizzare abiti per le donne più eleganti della sua città. Ha da poco cominciato a lavorare presso una sartoria in Dover Street, e la vita sembra sorriderle. Un viaggio imprevisto a Parigi le fa toccare con mano i confini del suo sogno: stoffe preziose, tagli raffinati, ricami dorati. Ma la guerra allunga la sua ombra senza pietà. Ada è intrappolata in Francia, senza la possibilità di ritornare a casa. Senza soldi, senza un rifugio, Ada non ha colpe, se non quella di trovarsi nel posto sbagliato. Ma i soldati nazisti non si fermano davanti a niente. Viene deportata nel campo di concentramento di Dachau. Lì, dove il freddo si insinua senza scampo fino in fondo alle ossa, circondata da occhi vuoti per la fame e la disperazione, Ada si aggrappa all’unica cosa che le rimane, il suo sogno. L’unica cosa che la tiene in vita. La sua abilità con ago e filo le permette di lavorare per la moglie del comandante del campo. Gli abiti prodotti da Ada nei lunghi anni di prigionia sono sempre più ricercati, nonostante le ristrettezze belliche. La sua fama travalica le mura di Dachau e arriva fino alle più alte gerarchie naziste. Le viene commissionato un abito che dovrà essere il più bello della sua carriera. Un vestito da sera nero, con una rosa rossa. Ma Ada non sa che quello che le sue mani stanno creando non è un abito qualsiasi. Sarà l’abito da sposa di Eva Braun, l’amante del Führer…

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