Home » Recensione: Angela, Lucio e le erbe cattive di Paola Alberti
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Non manca proprio nulla nel giallo per ragazzi, ma godibilissimo anche dagli adulti, della giornalista e scrittrice toscana Paola Alberti, Angela, Lucio e le erbe cattive (Effigi Edizioni, pp. 125).

La trama si snoda fra gli argomenti più disparati, ma comunque ben legati e amalgamati fra di loro, e la stessa cosa accade con i personaggi. Non è facile, almeno a mio avviso, creare una trama complessa e avvincente riuscendo ad incastrare alla perfezione più argomenti e un numero non considerevole ma neppure esiguo, di personaggi. Dalla naturopatia e l’illusionismo, passando per l’esoterismo e la religione fino all’eutanasia, l’inganno e la manipolazione, l’investigatore Giani si trova a dover sciogliere il nodo della matassa che avvolge due omicidi, districandosi tra le parole e le mezze dichiarazioni di una pranoterapeuta sensitiva, un esperto di armi, un ex prete presbiteriano, una suora, un naturopata e naturalmente parenti e conoscenti di vittime e colpevole. Il tutto con l’aiuto di un quindicenne, una sorta di Sherlock Holmes in erba che ricorda vagamente l’anime giapponese Detective Conan, con il pallino per la matematica e l’esoterismo.
Punto di forza è la suggestiva ambientazione, chiaramente toscana, in particolare tra Pisa e Siena, con un ampio richiamo all’Eremo di San Galgano. All’interno della Rotonda di Montesiepi, uno degli elementi di cui è composto il complesso di rovine dell’antica Abbazia Circestense risalente al 1100 – 1200 (la costruzione fu iniziata tra il 1182 e il 1185 e fu terminata, Rotonda e Abbazia, nel 1268 con la consacrazione del vescovo di Volterra, Alberto Solari), vi dimora, infissa nella roccia, la spada di San Galgano, tramite la quale è impossibile ignorare il collegamento storico – leggendario – letterario con re Artù e del Ciclo Arturiano. Ho trovato davvero piacevole tutta questa parte, interessante, e ha stuzzicato in me la voglia di visitare il luogo.
Lo stile dell’autrice, infine, è chiaro, scorrevole e preciso, non lascia nulla al caso anche quando sembra, proprio come dovrebbe essere un buon romanzo giallo.Cinzia Ceriani

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