Home » Recensione Estremamente me di Patrizia Cannazza
copertina Cadi. Rialzati. Corri. Cadi di nuovo, rialzati ancora e continua a correre, senza fermarti, mai e per nessuna ragione. Salta gli ostacoli, evitali o superali. Estremamente me (Casa editrice Kimerik, 73) è un concentrato di forza e coraggio, un distillato di speranza e di voglia di vivere, di combattere e sconfiggere la malattia, quel demone invisibile che si appropria del nostro corpo cercando di impossessarsene, inesorabilmente. L’autrice, Patrizia Cannazza, è riuscita, in poche ma sentite pagine, a descrivere il dolore e insieme la voglia di vivere che la malattia porta ad affrontare, due stati d’animo che sono le due facce della stessa medaglia. C’è chi, purtroppo, per svariate ragioni, oggettive o meno, la battaglia la perde, altri invece, non solo riescono a ricacciare il mostro nelle tenebre da cui è fuoriuscito, ma lo esiliano, per sempre.
Sono attimi di vita, quelli che l’autrice ci racconta con uno stile sobrio ma ricco e ricercato al contempo, semplice e lineare, baciati dal sole e dalle atmosfere del Salento; accarezzati da un mare blu sterminato che dona vitalità; rincuorati dalle parole gentili e dalle attenzioni di un’anziana zia del Sud che con un semplice dolce fatto in casa riesce a riportare il sorriso su un volto provato e timoroso.
E’ uno scritto che vuole tranquillizzare sulle figure dei medici, non sempre attenti e presenti alla cura dei pazienti, è vero, ma la cui rosa è anche formata da persone sensibili, che hanno a cuore le persone disarmate e colpite che hanno di fronte.
Tutti argomenti che avrebbero forse meritato qualche approfondimento in più, qualche ulteriore scavo nella personalità e nella psicologia dei personaggi.
Infine, un appunto particolare e positivo è rivolto alla copertina, essenziale e d’effetto: l’immagine vista dall’alto, quasi fotografica, di una donna nuda che si abbraccia le ginocchia al petto ben rispecchia lo stato d’animo di chi si trova a vivere un momento tanto doloroso e complicato come il dominio di un tumore, quanto ci si possa sentire soli e indifesi.Cinzia Ceriani

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