Home » Recensione: Warchess – La mossa del drago di John D. Smith
519mozhRuKL Gli eroi non sono coloro che compiono imprese impossibili ma chi, ogni giorno, affronta le proprie paure mettendosi in gioco, per se stessi e per le persone a cui tengono. Sono semplici pezzi di una scacchiera mossi da una mano invisibile impegnata a intrattenere una pericolosa partita che decreterà la vittoria del bene o la vittoria del male. E se l’eroe fosse proprio questa mano invisibile, sospesa tra il mondo di oggi, che tutti conosciamo, e un mondo fantastico popolato di elfi, nani, guerriere e creature fantastiche? Oppure lo è il pedone, il cavallo, l’alfiere o addirittura il re, indotto a compiere mosse strategiche, anch’esso in bilico tra un mondo e l’altro, senza esserne consapevole? Entrambi sono esposti, su entrambi gravano le conseguenze delle proprie decisioni e delle proprie gesta. Difficile disegnare una netta linea di confine, capire e stabilire chi dei due sia veramente il protagonista. Warchess – La mossa del drago (Amazon, pp. 230) di John D. Smith, il primo volume della saga fantasy a cui è seguito Warchess – Guerrieri eterni (Amazon, pp. 222), è un romanzo d’eccezione che affianca ai personaggi tipici del genere, nani ed elfi, le glover, delle donne guerriere che somigliano, per stile di vita e caparbietà, alle amazzoni della mitologia greca, i personaggi delle fiabe, come le fate, e creature che ricordano quelle dei fumetti, come gli uomini di ghiaccio. E proprio in questo frangente, da amante del fantasy, l’unico aspetto che un po’ mi ha fatto storcere il naso è stato l’uso del termine gnomo come sinonimo di nano. Sono due personaggi di due mondi estremamente diversi con caratteristiche, modi e vita letteraria differenti, troppo, per essere la stessa cosa. Interessante è, invece, l’idea della scacchiera, campo di battaglia ideale per la classica lotta fra bene e male, che conferisce al testo suspense. La struttura narrativa è ben architettata e, pagina dopo pagina, l’autore è stato in grado di catturare l’attenzione del lettore, facendo crescere in lui la curiosità e la tensione, fino all’ultima riga. I personaggi sono ben delineati e sanno conquistarsi le simpatie di chi legge, ma forse avrei dato maggiore rilievo alle due elfe, Petra e Tess. Anche l’ambientazione è molto marcata e la natura riveste un ruolo chiave per tutto il romanzo, descritto in maniera semplice e scorrevole.
Accattivante e ironico è, infine, lo spin-off che accompagna il romanzo, Black Jack. Originale l’idea di richiamare, nel titolo, il gioco d’azzardo, anche questo un chiaro legame con la scacchiera e il “gioco” fra bene e male.
Cinzia Ceriani

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