Home » Recensione: Il mio nemico mortale di Willa Carther
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Myra è una donna passionale, indipendente, che sa quello che vuole e come ottenerlo, ma è anche una donna che, sul finire della sua vita, nutre rimpianti e vive di pentimenti, è una disincantata.
È una donna che, seppur vissuta nei primi anni del Novecento, percepisce ben chiaro il distacco, il confine e il confronto delle nuove generazioni con il mondo fatto di poesia, letteratura, musica, arte discrezione e galanterie, buone maniere e tessuti setosi di abiti ricercati in cui lei ha trascorso la sua giovinezza; con quel mondo che piano piano sarebbe diventato, ai giorni nostri, più cinico e calcolatore, instabile, privo di sicurezze da offrire.
Myra, in un certo qual modo, mostra il passaggio dal vecchio al nuovo e si rende conto che maturando e diventando adulta, ciò che era “buono” prima poteva non esserlo più dopo e che alcune scelte, probabilmente, avrebbero dovuto essere maggiormente oculate e vagliate; poco importava se i sentimenti venivano messi da parte o addirittura non considerati, quelli, con il tempo e il brusco faccia a faccia con la realtà quotidiana e lo scorrere impietoso del tempo che porta al degrado del corpo, sono comunque destinati a sfiorire e affievolirsi. Il benessere economico, invece, la sicurezza dei soldi e di un posto sicuro in cui stare, non sarebbe mai scomparso.
Il mio nemico mortale (Fazi Editore, pp. 90) della scrittrice statunitense Willa Carther, vincitrice nel 1923 del Premio Pulitzer, è una piccola, grande perla letteraria che rivive di nuova vita grazie alla nuova edizione di Fazi. È un romanzo breve, che si legge in un pomeriggio, ma che racchiude in sé la forza di un tempo che non esiste più, di generazioni e di donne che, nonostante lo stile di vita della società dell’epoca, mostrano una grande modernità nel modo di approcciarsi alle difficoltà, all’invecchiamento e a un mondo, nuovo appunto, che spesso corre e si evolve troppo velocemente e che disorienta, confonde.
È un’opera ricca di carica emotiva e di drammaticità, di forza interiore e di fedeltà a se stessi, nonostante gli sbagli, nonostante le brutture, le scelte fatte non vengono mai rinnegate, valutate, in retro visione, in maniera più oggettiva forse, con più logica e meno cuore, ma la via, una volta intrapresa, non viene mai abbandonata perché troppo difficoltosa, ed è ammirevole.
Willa Carther  è un’autrice di grande impatto, immortale nella sua opera e nel suo modo di narrare, che riesce, in poche pagine, a trasmettere emozioni, pensieri, sentimenti e modi di vivere di un’America e una società lontana nel tempo ma vera e sempre attuale.
Cinzia Ceriani

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