Valentina Cebeni vive a Roma dal 1985, anno della sua nascita, ma ha il mare della Sardegna dei suoi nonni nel cuore. Appassionata di storie sin dall’infanzia, ha un grande amore per la cucina, nato proprio per riscoprire i legami con le radici della sua famiglia.
Ben trovata Valentina e grazie per il tempo che concedi a LiberoVolo. Iniziamo con una domanda classica. Chi è Valentina Cebeni? E com’è nata la tua passione per la scrittura?
Grazie a voi di LiberoVolo per la calorosa accoglienza!
Dunque, se dovessi definire Valentina direi che è una persona molto curiosa, sicuramente testarda, che sin da bambina sognava di diventare una scrittrice. Un sogno per il quale ha combattuto molto, a volte persino contro se stessa, che tuttavia non sarebbe mai riuscita a realizzare senza il supporto costante di sua sorella. Abbiamo vinto in due questa sfida, e non c’è niente di più bello di condividere le gioie con i propri affetti.
La ricetta segreta per un sogno (Garzanti) è il tuo secondo libro, l’esordio è arrivato con L’ultimo battito del cuore (Giunti). Quanto c’è di te in essi, in ognuno dei personaggi?
Molto e niente; Penelope e Elettra sono due donne dal carattere deciso, con molte ombre dentro che tuttavia riescono a mettere all’angolo per ritrovare e costruirsi la propria felicità. Ecco, forse mi riconosco nei loro aspetti meno luminosi, anche se ne invidio la forza.
Ne La ricetta segreta per un sogno l’elemento culinario è molto presente. Profumi, sapori, spezie, sensazioni. E’ una scelta puramente letteraria, legata alla storia narrata, o c’è anche una componente personale dietro a questo aspetto?
La cucina mi ha sempre affascinato, e con una madre proveniente da un piccolo paese fondato su valori contadini, crescere immersa in questo mondo per me è stato naturale. E poi mi fa sentire un po’ strega e un po’ bambina stare ai fornelli, inventare, giocare con gli ingredienti. Cucinare per me significa essere indipendenti, sapere che anche se tutto dovesse andar male potrò sempre sconfiggere la tristezza con una torta al cioccolato, e amare: ci si prende cura delle persone quando si prepara del cibo, è un modo per dire loro quanto sono importanti nella nostra vita.
L’isola di Titano verso cui la protagonista, Elettra, si dirige, è un’isola circondata da un alone leggendario. Cosa rappresenta in realtà quell’isola per te, Valentina?
L’Isola del Titano è un insieme di ricordi d’infanzia che vorrei tenere stretti, come l’immagine dei sentieri pietrosi e delle donne in nero, ma è anche la metafora della società attuale, fatta di spaccature e stupide divisioni perché schiava degli individualismi, di questo bisogno di vederci sempre contrapposti, quando invece è attraverso l’unione, la ripresa dell’ideale di collettività, che si può costruire un avvenire migliore per noi e per i nostri figli.
Qual è il messaggio che vuoi trasmettere ai lettori?
Non voglio che la storia di Elettra sia subordinata a un messaggio unico, o che io possa in qualche modo veicolare i lettori verso questo o quell’ideale; all’interno del romanzo ci sono molti messaggi positivi, perciò preferisco lasciare massima libertà al lettore di scegliere quello che calza al meglio alla sua sensibilità. Proprio come un bel vestito.
Che consigli daresti ai giovani autori che vorrebbero seguire le tue orme in campo letterario ed editoriale?
Leggere e scrivere, e non fermarsi ai no, che pure saranno tantissimi, se si sente nel profondo che questa è la strada che si vuole intraprendere. Il mondo editoriale è indubbiamente pieno di squali, persone che sfruttano i sogni delle persone per arricchirsi, ma ci sono anche tantissimi professionisti che lavorano con serietà e dedizione. Per questo occorre fare molta attenzione, e scegliere con cura le persone con le quali interfacciarsi.
Progetti per il futuro?
Nuove storie cui dar voce… del resto non so e non voglio far altro che scrivere!
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