Angela Carter non è un’autrice facile da inquadrare o etichettare, la sua capacità di narrare il lato “oscuro” della vita quotidiana, in quegli eventi che, nel bene o nel male, caratterizzano la persona è qualcosa di sorprendente, e ancora più sorprendente è il lento e operoso scoprire che gran parte di ciò che all’apparenza è ostile e inquietante alla fine si rivela l’esatto opposto. Il bizzarro poi, la quasi “cupa goffaggine” di certi personaggi e alcune situazioni conferisce a La bottega dei giocattoli (Fazi, pp. 238) quell’allure, quell’atmosfera da favola dark in grado di catturare e affascinare...
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Lernet-Holenia è un autore austriaco che volevo conoscere e affrontare già da un po’, per diversi motivi. In primis per la curiosità che mi aveva suscitato la particolare storia editoriale di questo romanzo, Marte in ariete (Adelphi, pp. 219), che ha rischiato per le azioni scellerate del ministro della Germania nazista Goebbels di andare perduto per sempre, per gli argomenti trattati e poi per quel quel tratto ironico e vagamente distaccato, quasi leggero con cui descrive i fatti storici che hanno visto lo stesso autore prenderne parte attiva nella realtà, in questo caso l’occupazione della Polonia, che ha sancito il via definitivo all’inizio della Seconda guerra mondiale...
Per saperne di piùNon è facile parlare di questo libro perché mi sono accorta di quanto “mondo” ci sia dietro una civiltà per noi antica e quasi scomparsa come può essere quella americana. Intendo la “vera” civiltà americana, quella dei nativi e delle tribù che popolavano gli attuali Stati Uniti, non quella moderna insediatasi con l’arrivo del “civile” bianco europeo. È vero, i nativi americani non sono, purtroppo, l’unica società che durante i secoli ha subito soprusi, inganni, genocidi e segregazione, eppure per un qualche motivo è quella forse, e dico forse, possiamo sentire tra le più vicine...
Per saperne di piùÈ impossibile negare che sia un libro doloroso, sia sul piano fisico che motivo, che rivela le debolezze e le fragilità dell’animo umano e di quanto sia facile cedere, cadere in situazioni autolesionistiche. Caratteristica che spesso tende ad accomunare artisti e scrittori. Dipendenza (Fazi, pp. 178) di Tove Ditlevsen, l’ultimo capitolo della trilogia di Copenaghen, si identifica come una sorta di linea curva a tratti ascendente e a tratti discendente, un’altalena di sensazioni ed emozioni che la grande capacità dell’autrice danese riesce a trasmettere con assoluta chiarezza al lettore, che rischia di trovarsi spaesato da tutto questo dolore che gli viene sbattuto in faccia con violenza, senza mezzi termini e senza alcun zuccherino ad addolcire l’amara pillola. Dopo Infanzia ...
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