Paola Di Nino nasce a Milano il 29 aprile 1986. Cresce a Novate Milanese, e tra gli impegni scolastici trova spazio anche per l’equitazione e la ginnastica artistica. È laureata in Ingegneria delle Telecomunicazioni. È una grande amante dei viaggi, del mare, delle lunghe passeggiate e delle cavalcate sulla spiaggia. Condannati a morte è il suo esordio con Leone Editore.
Parlaci un po’ di te, Paola. Chi è Paola, e com’è nata la tua passione per la scrittura?
La passione della scrittura è sempre stata una presenza importante nella mia vita. Avevo dieci anni quando ho iniziato a scrivere le mie prime poesie e i miei primi racconti, la mia insegnante di letteratura ha creduto fin da subito in me e questo sicuramente ha aiutato la mia crescita e la consapevolezza di quello che potevo offrire. Il mio stile è diventato negli anni più maturo e unico ed è in continua evoluzione tuttora. In ogni mio scritto metto me stessa, sfogo le mie emozioni. La scrittura è per me un modo per mettere in gioco i miei pensieri e coinvolgere il lettore in una nuova avventura. Nella vita sono impegnata in tutt’altro campo, sono un ingegnere delle Telecomunicazioni e sono molto soddisfatta del mio lavoro. Questo mi permette di scrivere in piena libertà mantenendo la purezza del mio stile.
Condannati a morte è il tuo primo romanzo. Intenso e incentrato su temi forti come l’esasperazione sociale che ha condotto all’introduzione della pena di morte in un paese, l’Italia, dove praticamente non è quasi mai esistita, la corruzione, sempre presente, e una sorta di estremismo giudiziario. Qual è lo scopo di questo romanzo, cosa vuoi trasmettere?
Ci tengo inanzitutto a precisare che il contenuto del mio romanzo non esprime una mia opinione personale sulla pena di morte. La reintroduzione della stessa è stata per me un espediente per aumentare il livello di intensità del racconto, per tenere il fiato sospeso fino all’ultimo e per condurre la protagonista a un interessamento esasperato verso il destino dei due ragazzi condannati, interessamento che senza una pena capitale forse non sarebbe stato così profondo. Ciò non toglie che le mie preoccupazioni per il degrado della società, il mancato rispetto per la dignità altrui e l’aumentare della criminalità e della corruzione siano vere. Il mio romanzo non vuole essere una denuncia ma si propone sicuramente di sensibilizzare il lettore su temi estremamenti attuali, primo fra tutti la sicurezza di ognuno di noi, un bene che non dovrebbe mai essere messo in discussione.
A chi ti sei ispirata per creare i tuoi personaggi?
L’ispirazione è venuta in prima battuta da un sogno che ho fatto una notte, nel quale Koray mi raccontava la sua storia. Quando mi sono svegliata il romanzo ha cominciato a prendere forma e il resto dei personaggi secondari a volte è stato ispirato da persone che ho realmente conosciuto, altre invece puramente di fantasia.
Quanto c’è della tua vita e della tua personalità in ognuno di loro?
La mia personalità ha influenzato la mia opera ma non in un solo personaggio in particolare, il mio essere, il mio altruismo, la mia forza e la mia voglia di combattere le difficoltà vengono riflesse nella protagonista ma anche nei personaggi che cercano di aiutarla.
Il tuo romanzo è narrato in prima persona ma è privo di dialoghi diretti tra i personaggi, riportati sempre in modo indiretto. Come mai questa scelta?
Questa scelta serve per evidenziare l’importanza dei pochissimi dialoghi diretti. Quando Koray viene arrestato non dice nemmeno una parola, così anche quando viene rinchiuso in una cella di isolamento, resta in silenzio persino quando viene pronunciata la sua pena di morte in tribunale. Le sue prime parole verso la protagonista riguardano sua sorella, primo dialogo diretto presente nel romanzo che rinchiude dentro di sé molteplici punti chiave, quali l’amore fraterno e l’inizio di una crescente fiducia nel personaggio, che rappresenta pur sempre le forze dell’ordine che gli hanno tolto la libertà.
Sei un’autrice esordiente. Come hai vissuto questa esperienza?
Il libro è uscito da poco meno di un mese quindi forse è ancora presto per giudicare, ma sicuramente l’inizio di questa esperienza è stato molto costruttivo e promettente.
Progetti per il futuro?
La mia penna non si stanca mai di scrivere, nonostante la vita abbia sempre un ritmo frenetico non smetto mai di dedicare il mio tempo alla mia passione, le ispirazioni si celano dietro ogni angolo e non mi tiro mai indietro dall’osservarle e farne tesoro. Sto già lavorando ad altri romanzi e spero di vederli presto pubblicati.
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