Morgan, mentre aspettava inquieto, si domandava perché mai avesse accettato quello strano appuntamento. Compiacere Caroline gli era sembrato doveroso, ma ora non era più sicuro di aver fatto la scelta giusta. Aspettare nei giardinetti pubblici della città, dove generalmente si appartavano giovani fidanzatini o s’incrociavano vecchietti pronti subito ad attaccare bottone, lo imbarazzava molto. Caroline, ne era certo, attendeva in qualche luogo lì vicino, pregando che l’incontro si svolgesse al meglio.
Quando Eric arrivò il silenzio tra di loro fu interrotto dal fragore di un grosso pallone sopraggiunto da chissà dove. Morgan ed Eric sorrisero e si misero a palleggiare scambiandosi qualche parola.
Eric disse: “C’è freddo è meglio che andiamo al bistrò all’angolo?”.
“Tra un po’, forse.”
“Un buon caffè ci farebbe bene”.
“Credi”.
Il dialogo monosillabico tra di loro fu interrotto dall’arrivo di un ragazzino trafelato e sudato che si riprese il pallone. Fu solo allora, dopo tanti anni, che si guardarono negli occhi e scoprirono di averli dello stesso colore, un verde cangiante. Per questo pensarono Caroline li aveva scelti. Lei credeva che gli occhi fossero lo specchio dell’anima e che i colori avessero effetto sul carattere delle persone. È risaputo, e Caroline lo sosteneva, i matifysis sono persone generose, creative e misteriose.
Caroline in disparte guardava la scena e controllava il labiale, cercava a tutti i costi di capire le loro reazioni, le loro parole. Sembrava che tutto andasse per il meglio, si erano persino messi a giocare a pallone e si parlavano, anche se con una certa tensione. Il giungere improvviso però di quel ragazzino, che si era ripreso seccato il pallone, li aveva riportati alla realtà: adesso erano immobili poco lontani da lei e si guardavano senza dire nulla.
Caroline istintivamente decise di avvicinarsi. Era stata lei a volere farli incontrare. Il suo non era un gioco perfido ma l’unico modo perché tra loro tre non ci fossero più segreti, sottorifugi. Si ricordava come l’aveva guardata suo marito Eric, zitto, fisso, mentre il suo amante Morgan l’aveva presa per matta. Dovevano volerle veramente bene per accettare quello strano appuntamento. Quando Caroline si avvicinò i due si risvegliarono da un sopore apparente e imbarazzati la salutarono, come due scolaretti il primo giorno di scuola. Caroline li prese sotto braccio e cominciò a raccontare da lontano il suo amore per Eric e il suo amore per Morgan.
Eric le chiese chi amasse di più. Caroline volteggiando su se stessa iniziò ad elencare, con la semplicità che la caratterizzava, una serie di aneddoti divertenti che coinvolgevano lei ed Eric o lei e Morgan, dove non c’era un vincitore.
La storia tra Caroline e Morgan durava da mesi ma Eric se ne era accorto da alcune settimane. E da allora trascorreva le notti insonni, scrutando Caroline mentre dormiva e sperando di leggerle nei tratti del viso la verità. Erano giorni che spiava attentamente ogni suo movimento, spostamento e avrebbe controllato anche il cellulare se ne avesse avuto l’occasione. Lei attenta il cellulare lo teneva sempre sotto controllo in mano, in tasca, in borsa o nel suo comodino. Eric era certo che sua moglie lo tradiva con il suo, anzi il loro, migliore amico. Era giunto il momento di inchiodarli. Troppo a lungo aveva fatto finta di nulla per capire sino a che punto si sarebbero spinti, quante bugie sarebbero stati capaci di raccontargli. Giorni di rabbia da controllare, di lacrime da ingoiare, di giochi di ruolo da sostenere. Prima di prendere una decisione definitiva, senza fare troppe sceneggiate, era stata proprio lei a offrirgli la possibilità di incontrare Morgan e chiarirsi. Magari tra uomini, amici da una vita, veniva fuori una soluzione accettabile. A Eric non interessavano i ripensamenti, le scuse, le promesse e il rinfacciarsi le cose. Non gli interessava nemmeno scoprire fino in fondo la verità. In questi casi ognuno è convinto e, lo rimarrà, di essere nel giusto, ostinatamente nel giusto. D’altronde anche se mai avesse scoperto la verità non avrebbe avuto indietro la sua Caroline, la persona che amava, che conosceva da oltre vent’anni, e meno che meno il suo amico di sempre. Non aveva neanche voglia di vendicarsi perché non sarebbe stato per nulla appagante. Gli bastava capire e far sapere a loro due che lui aveva scoperto e che aveva preferito aspettare.
Morgan, invece, dapprima aveva ritenuto la proposta di Caroline una vera e propria insensatezza, poi con il trascorrere dei giorni si era convinto che era l’unica possibile soluzione per rivelare a Eric che era l’amante di sua moglie. Ecco perché si era presentato, alquanto confuso e spaventato, a quell’ appuntamento così strano. E dopo le prime incertezze aveva cercato di non dimostrarsi nervoso e di accompagnarlo a bere un caffè lì vicino. Quel pallone giunto all’improvviso aveva fatto il resto. Li aveva riportati ragazzini quando giocavano per la stessa squadra di calcio. Palleggiare lo aveva aiutato ad affrontare meglio la delicata situazione e sperare di liberarsi da quel macigno che lo opprimeva da quando era iniziata la storia con Caroline.
Un inizio del tutto casuale. Al cinema vicino casa proiettavano Chérie di Stephen Frears, il regista preferito di Eric. Eppure nella vecchia sala cinematografica si erano ritrovati solo loro due, Caroline e Morgan. Eric era tornato da lavoro esausto e aveva preferito rimanere a casa. Il gelo della sala semi vuota, la trama del film, la splendida interpretazione di Michelle Pfeiffer avevano fatto il resto, quella che era una sincera amicizia all’entrata si era trasformata in una travolgente e appassionante relazione d’amore all’uscita.
Eric e Morgan, due amici da sempre, uno il marito, l’altro l’amante. Uno davanti all’altro in un luogo anomalo, in una situazione imbarazzante, come avrebbero potuto risolvere quel triangolo complicato? Nessuno dei due voleva rinunciare a Caroline. Eric aveva bisogno di lei, avevano condiviso una vita ordinata, appagante, il solo pensiero di separarsi scatenava in lui ansia, angoscia. Morgan, invece, aveva trovato in lei, dopo anni di relazioni fugaci, un rifugio certo, una passione che lo faceva sentire vitale. Non sarebbe ripiombato nella monotonia di una vita senza di lei. Decisero inconsciamente così di aspettare, aspettare che lei prendesse una decisione per tutti e tre. Caroline, li guardava eterea, elegante, nel suo tailleur color cipria e pensò: “Cosa posso dire? Da dove devo cominciare?” Non aveva, di fatto, alcuna intenzione di prendere una decisione.
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