Parlaci un po’ di te, Ilaria. Com’è nata la tua passione per la scrittura e in particolare per il genere fantasy?
Ero una bambina avida di parole. Fin da quando avevo nove anni mi piaceva leggere ma volevo fare di più; ho iniziato a riscrivere i libri che preferivo, a scarabocchiare parole a caso fino a quando poi, crescendo, ho elaborato uno stile mio e l’ho usato come mezzo per trasmettere pensieri ed emozioni. Penso che i miei genitori e le fiabe che mi leggevano abbiano giocato un ruolo fondamentale in tutto questo; ovviamente ho iniziato con i libri fantasy e da allora non li ho più lasciati.
Il mistero di Owland si è classificato al secondo posto nella seconda edizione del Concorso Nazionale Fantasy Way indetto da Akkuaria Edizioni. Quali sono i punti di forza del tuo romanzo?
Quel romanzo ha per me un grande significato: ho espresso le mie opinioni su argomenti che mi stanno particolarmente a cuore ma mascherati attraverso uno stile che definirei fantasy-noir. Essendo una sorta di “giallo” ho inserito vari indizi per dare al lettore l’opportunità di individuare il colpevole e di essere in questo modo totalmente partecipe. Credo che per un libro sia importante far immergere il più possibile il lettore nella storia.
Che messaggio vorresti inviare ai tuoi lettori?
Ce ne sono vari in realtà; uno dei più importanti è quello di vedere il mondo da prospettive diverse, essere aperti al dialogo e non restare ancorati alle proprie convinzioni se ci accorgiamo che sono errate. Guardarsi intorno, VIVERE nel vero senso della parola; trovo che siano delle tematiche attuali e che spesso trascuriamo senza neanche accorgercene.
Quanto c’è della tua vita e della tua personalità in ognuno dei personaggi e cosa ti hanno insegnato?
Molto; i personaggi sono i burattini tramite cui ho cercato di trasmettere dei messaggi che ritengo importanti. Ognuno di loro rappresenta varie sfaccettature del nostro carattere. Solitudine, tristezza, gioia, incomprensione e amicizia sono sentimenti che caratterizzano la vita di ognuno di noi e che in qualche modo ci rappresentano. Insieme mi hanno insegnato che si può sbagliare, si possono fare delle scelte errate, l’importante è rendersene conto e correggersi; per farlo è necessario guardarsi intorno, ascoltare e farsi aiutare. Solo così possiamo veramente vivere, invece che essere semplici passeggeri di una realtà che non ci appartiene.
La soddisfazione più grande che hai ricevuto dopo la pubblicazione del libro?
E’ stato andare alle presentazioni, vedere la gente che mi ascoltava e che comprava il mio libro, che lo leggeva e mi dava anche dei suggerimenti. Non sono per niente contraria alle critiche, anzi credo che sia uno dei migliori mezzi tramite cui uno scrittore può veramente migliorare. Sentire le persone parlare del mio libro, della loro interpretazione al riguardo o dando suggerimenti su come migliorare alcuni aspetti, mi ha veramente commossa; credo che sia questo ciò che dà valore ai miei testi, il fatto che la gente ci tenga e che me lo faccia presente.
Stai lavorando ad altri progetti letterari? Anticipazioni?
Sì; si tratta di un romanzo noir che ho concluso da un po’ di tempo. È il seguito di “Peter Pan” in una chiave molto più gotica rispetto al celebre romanzo di Barrie, ma non svelerò altro.
Progetti per il futuro?
Ah, ah anche troppi; vorrei finire gli studi e allo stesso tempo continuare a scrivere. Però per il momento rimango ancora con i piedi per terra.
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