Elena Magnani

Elena Magnani è nata a Genova dove ha studiato agrotecnica, successivamente si è trasferita in Garfagnana dove ora vive. Oltre alla scrittura ama dipingere e dedicarsi ai suoi amici non umani. A Giugno 2014 ha pubblicato il romanzo Il quaderno di Eva edito da Parallelo45 Editore.

Ciao Elena, grazie di aver accettato l’invito a rispondere a qualche domanda!

Grazie a te per la splendida opportunità.

Iniziamo con una domanda classica. Parlaci un po’ di te. Chi è Elena Magnani e com’è nata la tua passione per la scrittura?

Sono una persona semplice, ho scelto di vivere in montagna, a contatto con la natura, è il posto che prediligo. Adoro passeggiare nei boschi con la mia cagnolina Scorza e le mie gatte Trilly e Blu. Amo dipingere, andare a teatro e occuparmi degli altri.
Se penso di avere ragione, sono molto combattiva e non mi lascio abbattere dai periodi negativi. Credo che il domani possa rivelarsi radioso, ogni nuovo giorno, credo nella possibilità di lavorare alla propria felicità lasciando andare tutto quello che ci inchioda a pensieri limitanti.
Ho sempre avuto una fervida immaginazione. Sin da piccola inventavo storie, distaccandomi dalla realtà per vivere in mondi paralleli, sperimentando avventure e sentimenti lontani dalla vita vera. Mettere le mie storie su carta è stata la diretta conseguenza. Ho provato a mandare un mio manoscritto ad una casa editrice solo nel 2013. È stata una conquista e una gioia arrivare, in così poco tempo, al mio terzo romanzo pubblicato.

Come il cielo di Belfast (Lettere Animate) è un romanzo ambientato in Irlanda e ha in sé dei forti rimandi storici, in particolare al periodo del conflitto nordirlandese. Come mai la scelta di questo periodo così particolare?

Anni fa lessi un articolo su ciò che accadde in Nord Irlanda, precisamente a Derry il 30 gennaio del ’72, che poi passò alla storia come “Bloody Sunday”. Durante una pacifica dimostrazione per i diritti civili negati ai cattolici, il Reggimento Paracadutisti inglese, aprì il fuoco sui dimostranti senza alcun motivo, uccidendo quattordici persone e ferendone sedici. Da quel giorno i cattolici passarono alle armi dando vita al periodo più aspro del conflitto Nordirlandese.
Mossa dalla curiosità mi documentai, mi colpirono le immagini di alcuni volti dagli occhi grandi, così tristi e disperati davanti alle loro case distrutte e ai loro cari scomparsi. Quegli sguardi non riuscii più a dimenticarli. Ho voluto dare una voce a quei volti, confortarli e regalargli il seme della speranza, è così che è nato il romanzo.

Gaia, Liam, Michael, Patrick, Martin, Kevin. Sono personaggi molto reali. Quanto c’è di te in loro?

Nei miei personaggi, in tutti loro, c’è una parte di me. In Gaia il desiderio di essere amata, in Liam la speranza di un mondo migliore, in Michael la determinazione e la rabbia per le ingiustizie subite, in Patrick l’amicizia vera e leale, in Martin la delicatezza e lo smarrimento, in Kevin il desiderio di vendetta.
Il personaggio a cui sono più vicina e affezionata è Patrick, il mio gigante buono. Lui crede nei valori più alti della vita, quelli che incendiano il cuore e permettono di fare delle scelte eccezionali.
È il mio eroe, la persona che ogni giorno vorrei essere.

Protestanti e cattolici; irlandesi e inglesi; Ira e Ruc (Polizia Nord Irlandese). C’è stato un momento in cui hai parteggiato per una parte più che per un’altra?

Durante la fase di ricerca, sì. E anche in seguito. La minoranza cattolica è stata vittima, in casa propria, dei peggiori soprusi per decenni. Gli invasori hanno tentato di togliergli tutto, anche la dignità. Basta leggere il diario di Bobby Sands per farsene un’idea. Per questo motivo all’inizio il romanzo era centrato solo sulla zona cattolica di Belfast. In seguito ho aggiunto la storia protestante perché ci sono state vittime senza alcuna colpa anche da quella parte della peaceline. Come scrivo nel libro, la morte è identica da qualunque parte del muro tu sia nato.

Nel tuo romanzo descrivi molto bene i soprusi e le violenze perpetrate dagli inglesi ai danni degli irlandesi, e viceversa; la povertà e la sofferenza della gente comune che altro non poteva fare se non cercare di sopravvivere a tutto questo. E’ frutto di approfondite ricerche o di esperienze personali?

Conosco l’animo umano. La sofferenza e la capacità dell’uomo di voltare le spalle alla bontà. Ho svolto approfondite indagini su quel periodo storico, ma la ricerca sarebbe stata sterile se non avessi avuto la giusta empatia data dall’esperienza, se non mi fossi immedesimata nella vita di chi ha subito il conflitto. Ho cercato di percepire quei sentimenti sulla mia pelle, la paura che ogni giorno potesse essere l’ultimo, per me o per un mio caro. La sensazione di non avere una via d’uscita, la voglia di riscatto o di tentare di ignorare ciò che mi circondava. È un procedimento che attuo sempre nei miei romanzi, rende le mie storie credibili soprattutto come in questo caso, dove esisteva già una base storica ben precisa.

Gaia è una ragazza italiana che viene catapultata in una realtà agli antipodi rispetto a quella in cui è abituata a vivere. Cosa impara da questa esperienza?

Gaia impara che vivere significa continuamente scegliere. Che spesso non sappiamo cosa stia accadendo dietro l’angolo di casa e che la percezione che abbiamo della realtà non è quella reale. Gaia si rende conto di vivere nel suo piccolo mondo di preoccupazioni e ansie inutili, di aver agognato un amore che troverà, e determinerà lei se e a che condizione averlo. Belfast le aprirà gli occhi davanti ad una realtà terrificante, e con coscienza e dignità, deciderà ciò che ritiene giusto e non ciò che le converrebbe. Scelta che la ripagherà.

E Liam, cosa impara da Gaia, ma anche dalla sua vita, dalle sue vittorie e dalle sue sconfitte?

Liam ha sperimentato tutto il brutto dalla vita. Sin da bambino ha dovuto lottare in un luogo e in un tempo in cui l’esistenza umana non aveva valore. Da piccolo ha subito la perdita di chi avrebbe dovuto accompagnarlo con amore e protezione nel suo percorso di vita. Ha reagito a tutto questo con rabbia e fermezza, dedicandosi alla ricerca della libertà per lui e per il suo popolo. A quale prezzo non gli importava, la sua anima ferita aveva uno scopo più alto del desiderio di un’esistenza serena per se stesso. L’incontro con Gaia sarà decisivo. Le sue certezze si sgretoleranno. Capirà di volere altro, di desiderare anche lui un piccolo pezzetto di cielo sereno. Imparerà a credere in un mondo migliore, a cambiare le sue scelte nella speranza di aggiudicarsi un momento di felicità.

La soddisfazione più grande che hai ricevuto dopo la pubblicazione del libro?

In 24 ore dalla pubblicazione il libro era già nella top 100 dei Bestseller in Narrativa Storica e molto alto nei Romanzi Rosa. I lettori continuano a darmi grandi soddisfazioni contattandomi in privato e scrivendo ottime recensioni.

So che stai già lavorando a un nuovo progetto editoriale. Indiscrezioni, anticipazioni?

Sto lavorando al mio primo romanzo per dargli una nuova veste e scriverò il seguito grazie alle continue richieste dei miei lettori.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere ai lettori?

In tutti i miei romanzi è presente un messaggio di speranza. Nonostante le difficoltà e le ingiustizie, la speranza deve essere la forza motrice per migliorare noi stessi e il mondo che ci circonda.

Progetti per il futuro?

Finirò la stesura di un nuovo romanzo già iniziato per dare voce alle vittime invisibili, troppo spesso dimenticate o additate ingiustamente. Poi vorrei confrontarmi con un thriller e un romanzo storico, di cui per entrambi ho già buone basi.

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