Home » L’animale morente di Philip Roth

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Recensione

Il ventaglio delle emozioni (e delle perversioni) umane, guidate da istinto e desiderio possiedono un’ampia gamma di colori e sfumature e basta poco, una parola, un evento, grave o meno grave, una riflessione per cambiare improvvisamente tonalità, punto di vista. E niente come questo romanzo rende in maniera chiara ed esplicita tale idea. Istinto, passione, sete di giovinezza e di vita minati troppo spesso dall’imprevedibilità e dalla mancanza di coscienza. Egoismo e brama. Sinceramente non so se mi sia piaciuto questo libro. L’ho apprezzato per la sua profondità, per i sottintesi tra le righe, mi ha colpito, ma non so se in senso buono.  E’ molto particolare e la sensazione di non riuscire a dare un pieno giudizio non è del tutto piacevole. Ad ogni modo, merita assolutamente di essere letto.

 

 

 

Trama

David Kepesh, professore universitario di critica letteraria, è malato di desiderio, e la sua malattia si chiama Consuela Castillo, una ragazza cubana, alta e bellissima, di ventiquattro anni, che sconvolge la sua vita nel modo piú tragico e inaspettato. Sotto la penna magistrale di Philip Roth, figure di uomini e donne ricche di cruda sensualità ridisegnano in modo nuovo l’immutata fragilità degli esseri umani.

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