Home » Le voci della sera di Natalia Ginzburg

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Recensione

Gli argomenti di questo breve romanzo del 1961 sono certamente interessanti e coinvolgenti, si parla della continuità della vita, da padre in figlio, da madre in figlia; di complicate e, ormai ai nostri occhi di uomini e donne del 2016, assurde dinamiche famigliari; di complessi rapporti amorosi in un’epoca in cui era più importante sposarsi per quietare gli animi del paese che non per amore, per portare avanti la fabbrica di famiglia che non per creare un legame indissolubile fra marito e moglie. Tuttavia, ho trovato questo libro pesante, sia nello stile che nel modo di trattare questi argomenti e devo dire che, purtroppo, non sono riuscita ad arrivare alla fine. L’ho abbandonato dopo aver superato di poche pagine la metà. I dialoghi fra i personaggi sono asettici e schematici, così come lo sono i sentimenti dei protagonisti. Particolare è questo romanzo dai toni cupi, che trasmette ansia, persino. Probabilmente per apprezzarlo bisogna avere uno stato d’animo adeguato.

 

Trama

In questo romanzo, scritto durante il soggiorno di Natalia Ginzburg a Londra e uscito per la prima volta nel 1961, è racchiuso il senso delle storie di famiglia: la presenza degli anziani e il venir su dei giovani, quel loro crescere diversi da quanto ci si sarebbe aspettato, l’allacciarsi e il mutare degli amori, delle amicizie e delle antipatie, tutte cose che l’autrice esprime con un ardore senza uguali e un’assorta caparbietà, quasi per sottrarle alla devastazione e alla perdita. Come in una lunga saga familiare i personaggi e le vicende si svelano con uno stile spoglio. Della taciturna ragazza che scrive in prima persona soffriamo le speranze e le delusioni senza una riga di commento o giudizio o introspezione. È il modo di raccontare della Ginzburg, fedele al rigore delle notazioni oggettive, attento a riportare le battute di un dialogo, la cadenza di una frase

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