Home » Il lacchè e la puttana di Nina Berberova

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Recensione

Ho scoperto questa autrice di recente e per caso, grazie ad una mia amica che mi ha segnalato una sua opera. Incuriosita, soprattutto perchè non avevo mai letto nessuna autrice russa ( i più famosi sono uomini), ho fatto una piccola ricerca e ho deciso di conoscerla, partendo però da opere minori, più brevi, per avvicinarmi un po’ alla volta, a piccoli passi (gli auotir russi sono un po’ ostici per me). E cosa trovo? Una gemma, una piacevolissima sorpresa. Questo romanzo, per quanto breve, è una piccola perla letteraria permeata di quel cinismo e arrivismo tipico di chi, all’inizio del ‘900 (il romanzo è del 1937), ha conosciuto la miseria vera, la fame, la disperazione. Le donne, erano le più colpite, le creature che più venivano lasciate allo sbando una volta rimaste vedove, coloro che, senza un uomo preferibilmente ricco e di buona famiglia che le potesse mantenere, cadevano nel mal di vivere, in quel disagio che fa credere che la felicità e la completezza siano inevitabilmente legate al denaro, agli oggetti di valore, ai locali alla moda e altolocati. Donne a cui rimaneva soltanto il proprio corpo per sopravvivere, il sesso come merce di scambio. Ed ecco la prostituzione finalizzata alla ricerca di un partito disposto a prendersi cura di loro, oppure la morte. Per certi versi mi ha ricordato la Nemirovsky. Una lettura intensa e scorrevole allo stesso tempo, una scoperta, la Berberova, che approfondirò con altre letture.

 

Trama

La misura perfetta per Nina Berberova è il racconto lungo, che attraversa un destino e un personaggio con il sibilo di una freccia. Qui si tratterà del destino di Tanja, la «puttana»; di lei seguiamo le avventure da Pietroburgo al Giappone, alla Cina, a Parigi: donna rapace, sensuale, sordida, disegnata con magistrale economia di tratti e intensità nel dettaglio, figura che merita di occupare un suo posto nella galleria delle grandi abiette della letteratura russa. E accanto a lei, puntuale controcanto, apparirà il «lacchè», ex ufficiale della cavalleria zarista, finito come cameriere a servire caviale in un ristorante. Lo sfondo è la Parigi dei russi bianchi, quinta mobile della disperazione e della degradazione. Lo scioglimento non può che essere sinistro – e, come sempre nella Berberova, cela una punta che si rivela solo nelle ultime righe. Il lacchè e la puttana è apparso per la prima volta, in russo, nel 1937 su «Sovremennye Zapiski».

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