Home » Io prima di te di Jojo Moyes

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Recensione

Questa volta ho fatto il bastian contrario. Questo libro, infatti, era da ben quattro anni che mi aspettava sul mio Kindle perchè, come si suol dire, non mi aveva ancora “chiamata”. Poi ad un tratto, spinta dall’onda della curiosità di quanti lo elogiano e dall’entusiasmo che ruota attorno al film da esso tratto, e che uscirà a settembre, mi sono lasciata contagiare. E mai contagio “letterario” è stato più apprezzato di questo. Intenso, ironico, emozionante ed eticamente polemico. Attorno alla storia di Luoisa e Will, soprattutto attorno a quella di Will, si potrebbero imbastire discorsi su discorsi: morali, religiosi o laici, di politicamente corretti o scorretti, ma quanto ne sappaimo noi, normodotati, delle reali sofferenze e umiliazioni a cui sono costrette le persone affette da gravi malattie debilitanti, da profondi e irreversibili handicap che le trasformano in immobili bambole di pezza alla mercè di chiunque? Frugate e maneggiate, senza la possibilità di decidere nulla per se stessi, in continua lotta con un corpo, il proprio, ormai ridotto ad un mucchio di ossa, muscoli e tessuto senza volontà, se non quella di ammalarsi e lacerarsi per un nonnulla. E allora chi è il vero egoista, in tutto questo? L’ammalato che decide, lucidamente, di porre fine alle sue sofferenze, di concedersi, almeno questo, una morte dignitosa, o chi gli sta a fianco e che non vuole lasciarlo andare, che preferisce vederlo soffirire pur di non concedergli il sollievo perchè non è giusto che muoia? E chi è che dà il diritto di decidere cosa è davvero giusto e cosa no? Io prima di te è un romanzo speciale, che ti lascia dentro un vuoto, una profonda malinconia che accarezza come una calda, rassicurante coperta da cui si sa che, in primavera, bisogna staccarsi per riporla nell’armadio. Non si può non innamorarsi di Will e Louisa. E’ un dolce, tenero, romantico disincanto, la dimostrazione, haimè, che l’amore, anche quello vero e sincero, non può vincere ogni cosa. E la parte più bella, e commovente, è che, per quanto Louisa abbia regalato a Will dei mesi fantastici, in realtà è stato lui a offrire a Luoisa il dono più grande e prezioso che si possa desiderare: la libertà di essere se stessi, di vivere la vita al massimo delle proprie potenzialità. In conclusione, un’unica riflessione. La situazione di Will, per quanto penosa, è stata facilitata da una famiglia benestante e da un cospiquo conto corrente che gli hanno garantito assistenza professionale costante e macchinari medici all’avanguardia. Ma se Will fosse stato, invece che un ex dirigente d’azienda, figlio dell’alta borghesia, un membro della classe operaia con salario minimo? Cosa ne sarebbe stato di lui? Il suo personagio avrebbe mantenuto la magia che lo contraddistingue?

 

Trama

A ventisei anni Louisa Clark sa tante cose.
Sa esattamente quanti passi ci sono tra la fermata dell’autobus e casa sua. Sa che le piace fare la cameriera in un locale senza troppe pretese nella piccola località turistica dove è nata e da cui non si è mai mossa, e probabilmente, nel profondo del suo cuore, sa anche di non essere davvero innamorata di Patrick, il ragazzo con cui è fidanzata da quasi sette anni. Quello che invece ignora è che sta per perdere il lavoro e che, per la prima volta, tutte le sue certezze saranno messe in discussione.
A trentacinque anni Will Traynor sa che il terribile incidente di cui è rimasto vittima e che l’ha inchiodato su una sedia a rotelle gli ha tolto la voglia di vivere. Sa che niente può più essere come prima, e sa esattamente come porre fine a questa sofferenza. Quello che invece ignora è che Lou sta per irrompere prepotentemente nella sua vita portando con sé un’esplosione di giovinezza, stravaganza e abiti variopinti.
Nessuno dei due, comunque, sa che la propria vita sta per cambiare per sempre.


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