Home » Recensione Io sono Kurt di Paolo Restuccia
sono-kurt-light-674x1024 Divorato. Letteralmente.
E’ stata una di quelle letture che mi ha accompagnato anche nei momenti della giornata in cui non leggevo. Continuavo a pensarci. Ci ripensavo. Vedevo il protagonista, Kurt, pseudonimo artistico, rubato all’indimenticabile Cobain, di  Andrea Brighi, percorrere l’autostrada che da Roma avrebbe dovuto portarlo a Lugano e che invece l’ha fatto deviare fino a Trieste, in un viaggio nella memoria e nei sogni di “una volta”, di quando aveva vent’anni di meno.
E ci sono voluti appunto vent’anni per scoprire la verità sulla donna che ha amato e sul suo ex compagno di scorribande radiofoniche e di folli serate nei locali; sull’inganno ordito alle sue spalle da colui che per anni gli ha fatto credere di appoggiarlo, sostenerlo, aiutarlo, quando in realtà lo manovrava e lo sfruttava come l’ultima delle pedine. Io sono Kurt (Fazi Editore, pp. 272) di Paolo Restuccia è un noir che scivola veloce e ritmato, proprio come la musica che accompagna le sue pagine: dai mitici Nirvana, Pearl Jam, e Cure, ai Metallica, i Red Hot Chilli Peppers e Robert Miles; dalla colonna sonora del film L’ultimo imperatore di Bertolucci, agli italiani Valeria Rossi (boom estivo di qualche anno fa) e Fabrizio De André. E Ancora, Mick Jagger, Rolling Stones, John Lennon e Paul McCartney, solo per citarne alcuni.
E’ un viaggio non solo nei ricordi, molti dei quali dolorosi, del protagonista ma anche negli anni migliori della musica rock e pop internazionale. Attraverso Kurt, l’autore regala ai lettori attimi di suspense e di nostalgico amarcord sostenuti da un finale inaspettato e, per certi versi, beffardo e assurdo. I personaggi appaiono ben costruiti e caratterizzati da un parlato molto marcato che ricorda le tipiche inflessioni linguistiche del centro Italia, anche non propriamente corrette, ma comunque molto realistiche. Le ambientazioni sono precise e geograficamente reali, un po’ dense e appiccicose, se mi è consentito usare questi due termini come metafora, ma proprio per questo costituiscono un elemento essenziale della narrazione, a volte forse un po’ lenta, ma comunque interessante e coinvolgente. Consigliato a chi ama le sfumature old black.
Cinzia Ceriani

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *