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AL DI LA’ DELL’INFINITO PRESENTATO ALLA BIBLIOTECA DI ARZIGNANO.

Un viaggio interiore alla scoperta di se stessi e della poesia caratterizzato dal rumore delle parole che si agitano nella mente, durante le ore notturne, per il desiderio di rispondere «ad un bisogno che trova pace solo sulla carta». Spiega così, Marina Lovato, studentessa in lingue di Arzignano, la nascita di Al di là dell’infinito (David and Matthaus Edizioni, 11,90€), la sua prima antologia poetica presentata sabato 11 gennaio in biblioteca ad Arzignano.

Raccolti in ordine alfabetico, i componimenti raccontano il viaggio che l’autrice ha affrontato dentro di sé in 10 anni di scrittura e di poesia. «La scelta di disporre le poesie in ordine alfabetico non è casuale- spiega Lovato- ma è una decisione  legata proprio alla tematica del viaggio, che ha un inizio e una fine ben precisa. Infatti, l’ultima poesia del libro è dedicata alla figura di Ulisse considerato, nella letteratura classica, il viaggiatore per eccellenza. Alla fine del mio cammino ho trovato una maggiore consapevolezza interiore e la voglia di continuare ad approfondire il mio percorso di scrittura con qualcosa di nuovo.» L’antologia, inoltre, restituisce uno spaccato della vita dell’uomo, della sua quotidianità, delle sue frenetiche giornate, dei suoi momenti di felicità e di buio, dei suoi dolori. Ed è qui ch si inserisce la poesie Quiete placida. «È un momento di stasi- spiega l’autrice- di pace da un mondo frenetico e veloce, una pausa brevissima della durata della lettura della poesia stessa, una frazione di tempo destinata a svanire e a catapultare di nuovo chi la legge nel vortice impazzito del mondo reale, come una sorta di bizzarra illusione.» Continua parlando del componimento Poesia oggi: «La vita dell’uomo è fatta di gioie e dolori e, mentre i momenti felici sono quelli degni di essere vissuti e a cui tutti aspirano, i momenti di dolore sono quelli che spingono alla riflessione su se stessi e sulla realtà in cui viviamo. È qui che nasce la poesia, dall’introspezione e dall’ascolto di quello che Pascoli chiamava “il fanciullino”, quella voce interiore, ingenua e primigenia, che suggerisce emozioni e sensazioni, e che si potrebbe definire il segreto del poeta.» Peculiarità della poetica di Lovato sono le parole onomatopeiche, i suoni, la musicalità di cui sono dotate alcuni composizioni come La condanna, Glorioso Viaggio e Ti amo. «L’onomatopeico è uno strumento per coinvolgere il lettore, trasmettere con il suono determinate emozioni- conclude Lovato- ma anche il silenzio, di cui io parlo spesso, è un suono ed è proprio da questo “rumore”, profondo e intimo, che nasce la poesia.»Cinzia Ceriani

 

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